domenica 24 luglio 2016

Si 'a da Renzino o da Angiolo?


l'informale conoscenza dello storico Fernand Braudel nell'ufficio del professor Giampiero Nigro, nei primi anni '80, è uno dei ricordi più significativi della mia vita

Prato di ora si passa le mattinate a pigliassi sul frugale pasto di mezzogiorno: andare a consumarlo dal canonico Barni o da Renzino? Renzino ha aperto da poco una piccola locanda che mi è parso avere un unico minuscolo difetto, il nome prateseggiante. Si trova in via Ser Lapo Mazzei, davanti all'Isituto Datini diretto dal Professor Giampiero Nigro, già preside della Facoltà di Economia dell'Università di Firenze e straordinario Assessore alla Cultura del Comune di Prato negli anni '80 (faceva lavorare me, non so se mi spiego) (una vergogna totale che nessuno abbia pensato a lui come Sindaco per reinventare una città in ginocchio per tanti motivi, non solo economici).  La spesa e la varietà delle pietanze sono più o meno le stesse. Renzino, sull'onda di un più recente entusiasmo imprenditoriale, sembra qualche millesimo di punto avanti sul cibo, più curato (a cena, naturalmente, non ci sono paragoni a favore di Angiolo Barni, divenuto oramai chef di valenza nazionale; ma lo stesso, abbastanza seccato dall'aver speso nella mia vita un sacco di quattrini gozzovigliando nei buoni ristoranti, oggi anderèi a spender poco da Renzino anche a cena, accontentandomi di mangiare e bere quello che c'è. Renzino è del resto una vecchia conoscenza di quando frequentavo i comunisti ( non per rinvangare, ma mi cacciarono presto, complici tanti dei miei amici... per via che avevo idee poco ortodosse). Aggiungo che in cucina c'è un cuoco gioioso, descrittomi come fratello minore di Marco Limberti, simpatico essere umano e professionista del cinema che ho sempre stimato, diventato a poco a poco affermato regista televisivo e regista/aiuto regista cinematografico (a Prato, città dove c'è il vezzo che nessuno riconosce valore a nessuno, diminuiscono qualificandolo appena aiuto regista che la'ora un po' alle televisioni); la curiosità, in questo contesto, è che, alla fine dell'affollata  presentazione del suo lungometraggio di debutto al cinema Odeon, attorno al 1990, Marco mi fu presentato proprio da Angiolo Barni quando era agli inizi e si chiamava ancora Angelo (Marco, quando avrai tempo di chiacchierare un po' con me, per una faccenda che potrebbe interessarti, si fissa da Renzino, così mi racconti daccapo come andiède a casa di David Bowie a Nòva York). 

PS: quanto al mio amico fraterno Maurizio Giardi, che con un altro comune amico fraterno mercoledì prossimo, 27 luglio, pranzerà proprio da Renzino, per questionare su Matteo Renzi, uno a favore e uno contro (lo dico per chi essendosi affannato negli ultimi giorni a comprare il suo romanzo se lo vuol fare autografare), mi limiterò oggi a suggerirgli di leggere gli scritti teorici di Bertolt Brecht, che avranno da fargli riflettere parecchio almeno sull'etica degli artisti comunisti (del resto ad ognuno di noi, a prescindere dall'essere comunisti o dal praticare o no una forma d'arte). Buona domenica a tutti quanti.

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